Gabriele D’Annunzio: Domando alla città un atto di vita (Fiume d’Italia, 1919) pdf gratuito
Gabriele D’Annunzio:
Domando alla città un atto di vita
(Fiume d’Italia, 1919) PDF gratuito
a cura di Gianni Ferracuti
Il 12 agosto 1920 D’annunzio pronuncia a Fiume il discorso noto col titolo: Domando alla città un atto di vita. Il momento politico è molto delicato: i legionari sono a Fiume da 11 mesi, sottoposti a pressino pesanti da parte del Governo italiano che, con una manovra cinica, tenta di delegittimare D’Annunzio trattando con alleati e jugoslavi la costituzione di un territorio indipendente di Fiume, fortemente mutilato rispetto alla sua tradizionale autonomia nell’impero austro-ungarico. Lo scopo di questa trattativa, a parte considerazioni di politica internazionale, è quello di creare una frattura tra gli indipendentisti friulani e gli irredentisti che, con D’Annunzio, vogliono l’annessione all’Italia. Va anche detto che tra i sostenitori dell’autonomia e quelli dell’annessione sembra essere anche una diversa sensibilità politica: più conservatori i primi, più rivoluzionari gli altri; saranno questi ultimi ad avere il sopravvento soprattutto dopo l’arrivo di Alceste De Ambris.
In questa situazione, anticipando quella concessione mutilata di sovranità, che l’Italia ratifica nel Trattato di Rapallo (favorevolmente accolta anche da Mussolini, che ne approfitta per sganciarsi dal Poeta e puntare sulla sua sconfitta, previo accordo con Giolitti), D’Annunzio gioca una carta formidabile e fa compiere all’impresa fiumana un salto di qualità: proclama lui l’indipendenza del Carnaro, nella sua integrità territoriale, si qualifica come Reggenza Italiana dello Stato Libero di Fiume, si dota di una Costituzione, scritta con De Ambris, e trasforma Fiume in un modello rivoluzionario il cui messaggio sociale (e direi: francamente socialista) oltrepassa i confini nazionali e si rivolge ai popoli oppressi del capitalismo dell’epoca. Il discorso del 12 agosto contiene appunto l’annuncio della reggenza e della svolta, affidando a Fiume e ai legionari la missione rivoluzionaria.
D’Annunzio radica questa novità nel clima da cui tutto il processo di rinnovamento italiano era nato, cioè dagli anni precedenti la guerra mondiale: «Molto prima della notte di Ronchi, prima della notte di Buccari, Fiume mi appariva come una città di vita, come una rocca spirituale, come una patria dell’anima», dice descrivendo i due livelli dell’impresa, quello territoriale e quello più politico e universale: «Certo, siamo qui per una contesa di territorio; ma anche siamo qui per una causa più vasta, per una causa più largamente umana: per la causa dell’anima, per la causa dell’immortalità̀» – causa che consiste nella lotta contro l’imperialismo e il capitalismo: «Ci siamo levati soli contro l’immenso potere costituito e munito dei ladri, degli usurai e dei falsarii».
Lo spirito di Fiume, in questo livello politico della sua lotta, ha un orizzonte universale e abbraccia tutte le nazioni oppresse:
L’orizzonte della spiritualità di Fiume è vasto come la terra: va dalla Dalmazia alla Persia, dal Montenegro all’Egitto, dalla Catalogna alle Indie, dall’Irlanda alla Cina, dalla Mesopotamia alla California. Abbraccia tutte le stirpi oppresse, tutte le credenze contrastate, tutte le aspirazioni soffocate, tutti i sacrifizii delusi. È l’orizzonte dell’anima libera e vindice. Come il vessillo rosso dei ribelli sul Nilo porta la Mezzaluna e la Croce, esso comprende tutte le rivolte e tutti i riscatti della Cristianità e dell’Islam.
Si nota con chiarezza un questa citazione una delle caratteristiche più originali del movimento rivoluzionario che si sviluppa in Italia nei primi venti anni del XX secolo, vale adire la convergenza di questione sociale e questione nazionale nel quadro del conflitto tra nazioni proletarie e nazioni imperialiste teorizzato da Corradini e divenuto l’asse portante dell’Associazione Nazionalista Italiana, dell’interventismo di sinistra, del sindacalismo rivoluzionario e del futurismo. Questi movimenti avevano visto nella guerra non solo un conflitto tra stati, ma un grande processo rivoluzionario destinato ad abbattere le monarchie e gli imperi reazionari; per l’Italia si trattava di portare a compimento il processo risorgimentale, con la conquista delle terre irredente, però al tempo stesso di mettere in discussione e trasformare radicalmente la struttura della vita nazionale e i rapporti di classe.
Nella realtà, denuncia D’Annunzio, gli ideali rivoluzionari erano stati completamente traditi dagli alleati vincitori, che si erano occupati solo dei loro interessi nazionali e avevano approfittato per emarginare l’Italia e liberarsi della sua concorrenza nell’Adriatico:
Abbiamo penato e lottato per avvantaggiare i nuovi negrieri. Abbiamo combattuto per essere meglio venduti. Ci siamo dissanguati perché l’alchimia degli agenti di cambio e dei mezzani convertisse il sangue in metallo coniato. Quelli che sono morti credevano di dare la vita come prezzo del mondo; e non l’hanno data se non per i giochi della Borsa mondiale.
Gli interessi del capitalismo neocoloniale vincitore sono sommariamente enunciati attraverso esempi di repressione popolare in Montenegro, in Egitto, nell’Irlanda occupata dagli inglesi e a tutti i popoli oppressi il messaggio rivoluzionario della nuova Fiume manda una voce di speranza:
Dov’è un oppresso che stringa i denti sotto la pressura, dov’è un vinto che abbia tutto perduto fuorché il bruciore della vendetta, dov’è un insorto che vada armato d’un ramo d’albero o d’un sasso contro la mitragliatrice e contro il cannone, là giunge la voce di Fiume, di là si scopre la luce di Fiume.
Concretamente: i nuovi ordinamenti della giustizia e della libertà formulati nella Carta del Carnaro.
Credo che questa dimensione universale e rivoluzionaria del fiumanesimo sia oggi di particolare interesse e meriti un dibattito approfondito ora che la questione strettamente nazionale si è storicamente dissolta, uscendo definitivamente dall’attualità politica.
[Il testo è tratto da Gabriele D’Annunzio, Italia e vita, La Fionda, Roma 1920, pp. 61-98 (Il volumetto contiene anche Italia e vita e Ordine del giorno ai Legionarii per la fine dell’anno MCMXIX. Seguo questo testo indicando le varianti rispetto al testo del Bollettino Ufficiale: Comando di Fiume d’Italia, Bollettino Ufficiale, Anno I, n. 29, Fiume d’Italia, il 12 agosto 1920. Il discorso è pubblicato anche in Eugenio Coselschi, La marcia di Ronchi, con alcuni discorsi fondamentali di Gabriele D’Annunzio…, Vallecchi, Firenze 1929)].
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