José Ortega y Gasset: un pensatore per gli anni bui
Negli anni confusi che stiamo vivendo, leggere Ortega y Gasset può essere un farmaco che crea distanza, rasserena lo sguardo e riattiva il contatto con la più profonda dimensione di autenticità personale; in più, con il suo stile elegante, fornisce anche il piacere di una lettura, comprensibile e stimolante.
Osservatore acuto della realtà, Ortega parla dell’uomo concreto immerso nel reale concreto, vale a dire immerso nella vita, che è l’intreccio dinamico dell’io e del suo mondo. La vita, la mia vita, la vita di ognuno, è il punto di partenza e forse il punto di arrivo di ogni discorso.
«Vivere consiste nel fatto che l’uomo è sempre in una circostanza, nel fatto che egli si trova immediatamente, e senza sapere come, immerso, proiettato in un orbe o contorno che non si può cambiare, in questo mondo che ora è presente. Per reggersi in piedi in questa circostanza, deve fare sempre qualcosa. Però questo “dover fare” non gli è imposto dalla circostanza, al modo in cui, ad esempio, al grammofono è imposto un repertorio di dischi, o ad un astro la traiettoria dell’orbita. L’uomo, ciascun uomo, deve decidere in ciascun istante ciò che farà, ciò che sarà nell’istante successivo. Questa decisione è intrasferibile, nessuno può sostituirmi nel compito di decidermi, di decidere della mia vita».
L’uomo deve fabbricarsi l’esistenza; non gli è data la realtà conclusa di un’esistenza fatta, ma la possibilità di esistere, con la conseguente insicurezza e l’ansia di essere:
«Un ente che è costituito dall’affanno di essere, che consiste nell’affannarsi per essere, evidentemente già è poiché altrimenti non potrebbe affannarsi. Però che cosa è questo ente? Già si è detto: affanno di essere. Bene; però può sentire affanno di essere solo colui che non è sicuro di essere, colui che sente costantemente problematico se sarà o no nel momento che viene, e se sarà tale e quale, in questo o in un altro modo. Così la nostra vita è affanno di essere, precisamente perché è nello stesso tempo, nella sua radice, radicale insicurezza».
Ciò si spiega col fatto che l’essere dell’uomo e l’essere della natura non coincidono. L’uomo «possiede la strana condizione per cui in parte risulta affine alla natura, ma in parte no, è nello stesso tempo naturale ed extra-naturate, una sorta di centauro ontologico, nel quale una porzione è immersa nella natura e l’altra mezza la trascende». Ciò che l’uomo ha di naturale è anche ciò che gli appare meno problematico ed è quasi sentito come meno umano; «Invece, la sua porzione extranaturale non è di già realizzata, ma consiste in una mera pretesa di essere, in un progetto di vita. Questo è ciò che sentiamo come il nostro vero essere, ciò che chiamiamo la nostra personalità il nostro io».
Immersi nella circostanza, attraverso la meditazione l’individuo elabora molti piani d’azione ipoteticamente realizzabili, ma questi non si presentano tutti allo stesso modo, non attirano con la stessa intensità, non suscitano lo stesso grado di entusiasmo:
«Una voce strana, emergente da non sappiamo quale intimo, segreto fondo nostro, ci chiama a scegliere uno di essi e ad escludere gli altri. (…) Questo è l’ingrediente più strano e misterioso dell’uomo. Da una parte egli è libero: non deve essere nulla per forza, come avviene invece ad una stella. E senza dubbio, davanti alla sua libertà si alza sempre qualcosa con un carattere di necessità quasi dicendo: quanto a potere puoi essere ciò che vuoi; però solo se vuoi essere in un tale, determinato modo sarai quello che devi essere. Vale a dire che ciascun uomo, tra i suoi vari esseri possibili, ne trova sempre uno che è il suo autentico essere. E la voce che lo chiama a questo suo autentico essere è quella che chiamiamo vocazione».
Cercare di essere la persona che realmente siamo è, per Ortega, il compito supremo, perché mette ordine nella nostra esistenza e, al tempo stesso, contribuisce a mettere ordine nel mondo – forse non nel grande mondo che contiene tutta l’umanità, ma certamente sì nel nostro mondo piccolo, nella nostra circostanza.
Ci sono alcuni testi facilmente accessibili con cui si può iniziare l’approfondimento del pensiero di Ortega:
Meditazione del Chisciotte ed altri saggi
Il tema del nostro tempo. La vita come dialogo tra l’io e la circostanza
Una interpretazione della storia universale
e, se mi è consentita l’autocitazione, alcuni miei saggi:
José Ortega y Gasset, La libertà inevitabile e l’assente presenza del divino
Liberalismo, socialismo, nazione: Le qualità del politico nel pensiero di Ortega y Gasset