
Gran Circo Bradomín: estetismo e rivoluzione in Ramón del Valle-Inclán
Gianni Ferracuti
Gran Circo Bradomín:
Estetismo e rivoluzione in Ramón del Valle-Inclán
«Questo sole che, qualche ora fa, schiacciava ogni cosa con la sua luce diritta e bianca, ora va a inondare l’orizzonte occidentale di vari colori. Nei giochi di questo sole agonizzante, certi spiriti poetici troveranno delizie nuove; vi scopriranno colonnati abbaglianti, cascate di metallo fuso, paradisi di fuoco, uno splendore triste, la voluttà del rimpianto, tutte le magie del sogno, tutti i ricordi dell’oppio. E il tramonto del sole apparirà loro come la meravigliosa allegoria di un’anima carica di vita, che scende dietro l’orizzonte con una magnifica provvista di pensieri e di sogni».
Contro le sfingi senza enigma: Estetismo, critica antiborghese e prospettiva interculturale nel modernismo [disponibile in edizione cartacea e digitale (kindle) su Amazon]
I racconti galanti di Valle-Inclán, raccolti in “Femeninas” (1895) e “Corte de amor” (1903) sono tra i migliori esempi dello stile modernista, con la loro raffinatezza formale, l’eleganza, l’ironia, la provocazione antiborghese, l’esotismo, lo spiazzamento del lettore attraverso trovate inattese.
Accanto a questi elementi, Valle-Inclán introduce contenuti simbolici e fa costante riferimento a valori esoterici legati alla figura femminile. I testi delle due raccolte, infatti, pur essendo indipendenti tra loro, sono disposti secondo una struttura che dà al libro, nel suo insieme, un valore aggiuntivo a quello dei singoli racconti, il cui asse portante è la metafisica pagana del complesso Donna-Dea-Serpente.
Fondendo il piano simbolico e quello reale, i racconti sembrano affermare che il potere che genera il divenire (la natura naturans, la sorgente dell’essere) costituisce una dimensione profonda in cui l’essere umano femminile è radicato, dimensione che sfugge ad ogni tentativo di possesso da parte dell’umano maschile, al quale è precluso l’accesso ad essa.
«[Mia madre] incolpava Concha per tutte le mie sregolatezze e ne aveva orrore. Ricordava, come un affronto ai suoi capelli bianchi, che il nostro amore era cominciato nel palazzo di Bradomín, un’estate che Concha vi trascorse, accompagnandola. Mia madre era la sua madrina, e all’epoca le voleva molto bene. Poi non tornò a vederla. Un giorno, mentre io ero a caccia, Concha abbandonò per sempre il Palazzo. Andò via da sola, a capo coperto e piangendo, come gli eretici che l’Inquisizione cacciava dalle antiche città spagnole. Mia madre la malediceva dal fondo del corridoio. Accanto a lei stava una domestica pallida e a occhi bassi: era la delatrice dei nostri amori. Forse la stessa bocca le aveva raccontato ora che il Marchese di Bradomín era nel Palazzo di Brandeso».
«Poi, lasciandomi trasportare da un impulso romantico, andai in Messico. Io sentivo elevarsi nella mia anima, come un canto omerico, la tradizione avventuriera di tutta la mia stirpe. Uno dei miei antenati, Gonzalo de Sandoval, aveva fondato in quelle terre il Regno della Nuova Galizia, un altro era stato Inquisitore Generale, e il Marchese di Bradomín vi conservava ancora i resti di un maggiorascato, disfatto tra i fascicoli di una causa»
«Si scambiarono tra loro uno sguardo timido, come per infondersi coraggio, e si fermarono at- tente, con un leggero tremito. I colpi di battiporta risuonarono di nuovo, ma stavolta dentro Palazzo Gaetani. Una raffica percorse il salone e spense alcune luci. La Principessa emise un grido. Tutti la circondammo. Ci guardava con le labbra tremanti e gli occhi spaventati. Una voce insinuò: – Quando morì il Principe Filippo successe la stessa cosa… E lui lo raccontava di suo padre».
«Con un alarde de poder pagano»: Sonata de primavera (pdf gratuito)
«Io sentii crescere in me l’animo guerriero, dispotico e feudale, il nobile animo atavico che, fa- cendo di me un uomo di altri tempi, ha fatto in questi la mia disgrazia. […] Io sento, anche, che l’orrore è bello, e amo la porpora gloriosa del sangue, e il saccheggio dei paesi, e i vecchi soldati crudeli, e quelli che violentano donzelle, e che incendiano messi, e quelli che compiono eccessi al riparo della giurisdizione militare. Ergendomi nei cuscini lo dissi alla monaca:
– Signora, i miei soldati custodiscono la tradizione delle lance castigliane, e la tradizione è bella come un romance e sacra come un rito».
«La mayor de sus infamias»: Sonata de invierno di Ramón del Valle-Inclán (pdf gratuito)
«Ante mis años y a la Puerta de un cementerio, no se debe pronunciar la palabra mañana. En fin, montemos en el coche, que aún hemos de visitar a un bandolero. Quiero que usted me ayude a venderle a un editor el manuscrito de mis Memorias. Necesito dinero. Estoy completamente arruinado desde que tuve la mala idea de recogerme a mi Pazo de Bradomín. ¡No me han arruinado las mujeres, con haberlas amado tanto, y me arruina la agricultura!».
Bradomín in Luces de bohemia: un gioco letterario (pdf gratuito)