Craxi / CracNo
Dice ‘Gnazio Larussa, che a me è molto simpatico al di là della differenza di idee politiche, che Craxi non sarebbe dovuto morire in esilio. Ora, “esilio” è termine che si usa in un contesto politico, dunque coerentemente ‘Gnazio dovrebbe ammettere (o forse afferma in modo implicito?) che la cosiddetta stagione di “mani pulite” fu un colpo di stato strisciante per via giudiziaria: invece di perseguire un certo numero di corrotti, la magistratura decapitò in blocco un’intera classe politica.
Quasi intera, per la verità: il PDS (che oggi si fa chiamare PD e prima ancora PCI) fu toccato di striscio dall’ostinazione di Antonio di Pietro sul “compagno Greganti” (che non parlò) e se la cavò bene. Anzi, sostenne la campagna demagogica e lasciò che il Partito Socialista Italiano venisse eliminato, sperando di ereditarne i voti. Non andò così: passando da un errore all’altro, i voti socialisti si persero, o furono raccolti da Berlusconi, e il PDS si regalò all’americanata più completa. I giudici continuarono la loro opera con la DC e tentarono di replicarla con Berlusconi.
Craxi era colpevole: fu il primo segretario socialista italiano incaricato di dirigere un governo, fu un sostenitore della cooperazione internazionale, fu a sostegno dell’OLP, spinse per la trattativa con le Brigate rosse durante il sequestro Moro (invece il PCI la osteggiò sbagliando clamorosamente) e fece circondare i miliziani statunitensi che volevano procedere a un arresto illegale in territorio italiano a Sigonella. Doveva essere fatto fuori. All’on. Moro andò peggio, com’è noto.
Anche la Democrazia Cristiana fu demolita dai giudici. La DC, nel suo complesso, era rivoltante, ma al suo interno c’era anche gente in gamba: l’ex partigiano Zaccagnini, Tina Anselmi, che condusse la commissione d’inchiesta sulla P2 e Gelli, Rosi Bindi, che difese con durezza la sanità pubblica dalla setta medica, Moro, appunto. Perfino Andreotti, dipinto come il diavolo, fu un machiavellico statista e seppe condurre un’abile (e per il Paese benefica) politica mediterranea: mantenne ottimi rapporti con l’OLP e con il mondo ebraico – ma non con il sionismo, che è cosa ben diversa [lo dico per i giovincelli che vanno a dimostrare in piazza per Hamas, non certo per i fact-checker della rete, che sono colti e hanno studiato a Lecco].
Ciò che scompare con Craxi non è un astratto “socialismo”, ma è un concreto “socialismo italiano”, contraddittorio e discutibile quanto si vuole, ma prezioso per il Paese. E oggi manca.
G.F.