In memoria del 25 aprile
In Italia l’ultima dittatura si è avuta in epoca covid:
– il Paese fu costretto ad arresti domiciliari di massa,
– i mezzi di comunicazione subirono una censura massiccia, ben superiore a quella blanda dell’epoca fascista,
– il dissenso fu criminalizzato ed esposto a un’indignazione fanatizzata ad arte da opinionisti prezzolati, pronti a osannare palesi menzogne di importanti politici di governo,
– lavoratori inermi in sciopero furono aggrediti con inutile furia dalla polizia, furono ricattati e sospesi dallo stipendio,
– medici che erano davvero medici furono costretti a curare clandestinamente e vennero espulsi dall’Ordine,
– le Università divennero centri inquisitoriali,
– decreti di emergenza furono emanati fuori da ogni regola parlamentare, con norme di comportamento che sembravano scritte da dementi,
ed è meglio sospendere qui, per non tirarla a lungo.
I criminali politicamente responsabili sono ancora liberi, alcuni si sono arricchiti, c’è chi si è autocelebrato in un libro che ha difficoltà a presentare in pubblico a causa delle contestazioni, che provengono non da “no vax”, bensì da vaccinati che hanno creduto alla propaganda e hanno vissuto i danni sulla propria pelle o su quella dei propri cari.
Simbolo di questa sospensione della democrazia è la scomparsa da tutti i media internazionali dell’intervista in cui il premio Nobel Montagnier illustrava con rigore scientifico cosa fosse successo e prevedeva (confermato dai fatti) come e in che tempi si sarebbe usciti dalla pandemia: mi è sembrato indicato, per dare un senso al 25 aprile, che lo ha perso, riproporre un estratto che riuscii a salvare tempo fa.
In un altro “post” ho pubblicato una mia fotografia, di epoca precedente il covid, presa nella Risiera di San Sabba a Trieste. In primo piano c’è un garofano rosso.
Io sono socialista, avrei volentieri festeggiato il 25 aprile. Il socialismo è il tronco da cui sono nate le grandi rivoluzioni che, tra Ottocento e Novecento, hanno fallito il loro obiettivo: quella comunista, perché il sovietismo russo non era applicabile in Europa, per la ricchezza e il dinamismo individuale della classe media, delle piccole imprese, dell’idea cooperativa; quella anarchica, perché non era applicabile e basta; quella fascista, perché dopo la sconfitta di D’Annunzio a Fiume Mussolini cercò un compromesso con la monarchia, rinunciò al radicalismo della Carta del Carnaro (essa sì la più bella Costituzione – socialista – del mondo), traendone solo alcune riforme molto diluite, prima di quell’immane sciocchezza che fu l’alleanza con Hitler.
Esattamente da 40 anni ripeto che il socialismo è un elemento strutturalmente presente nella tradizione nazionale dei paesi europei, e nel socialismo sono compresi e custoditi i valori nazionali. Probabilmente a molti quel garofano rosso farà pensare alle malefatte di alcuni, su cui si costruì il colpo di stato giudiziario chiamato “mani pulite”; a me fa pensare che l’ultimo atto di sovranità nazionale italiana lo ha fatto un socialista a Sigonella e che solo un ritorno al socialismo vero può salvare questo Paese, ormai costretto a scegliere tra due destre: quella conservatrice, e in fondo rispettabile, di Meloni e quella del Partito Democratico, che rappresenta il nulla del nulla e il peggio del peggio.
Avrei volentieri festeggiato il 25 aprile se non l’avessero ridotto a un letamaio.
Gianni Ferracuti